Addio al ghiaccio marino, addio alla vita

Quali rischi per la biodiversità

Dialogo internazionale con Melody Clark, Tomaso Patarnello, Marino Vacchi, Cinzia Verde, modera: Guido Di Prisco
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Quando 

il 5 novembre, alle 15:30

Dove 

Palazzo Ducale, Sala del Minor Consiglio
Piazza Matteotti, 9

Età consigliata 

Da 16 anni

Tipologia e disciplina 

Dialogo internazionale
Scienze della vita

  • Cosa
  • Chi
  • Dove
Addio al ghiaccio marino, addio alla vita
Secondo i modelli climatici, alla fine del secolo la superficie dell’Oceano Artico potrebbe essere priva di ghiaccio. La scomparsa del ghiaccio marino potrebbe avvenire, alla stessa velocità, anche in alcune parti dell’Antartide. Se così fosse, ciò rappresenterebbe un grave pericolo per tutti gli organismi la cui vita dipende dalla presenza di ghiaccio marino, specialmente per quelli il cui ciclo vitale ha un'associazione obbligata con il ghiaccio per alimentazione e riproduzione. Il ghiaccio marino funziona come una piattaforma per le attività predatorie, riproduttive e migratorie: gioca un ruolo importante nel definire la biodiversità degli oceani polari. Dove la scarsa profondità lo consente, può anche entrare a contatto con il fondo del mare, estendendo la sua funzione al ghiaccio di ancoraggio tra mare e costa, e - in modo più indiretto - agli effetti che si producono quando gli iceberg arano il fondale o vi si ancorano. Alcuni organismi, come il krill antartico, hanno adattato la loro vita al contatto con il ghiaccio marino. Poiché il krill costituisce un legame trofico critico tra produttori primari e consumatori dei livelli superiori, il declino del ghiaccio marino fa prevedere cambiamenti drammatici ai livelli più alti della catena alimentare (pesci, pinguini ed altri uccelli marini, foche, balene). Gli organismi la cui vita dipende dal ghiaccio marino sono dunque obbligati a migrare, perché in queste condizioni di cambio climatico corrono il rischio di estinguersi. Scopriamo cosa mette in pericolo la vita tra i ghiacci marini.

A cura di

CNR - Istituto di Bioscienze e BioRisorse

Melody Clark è project leader presso il British Antarctic Survey dal 2003. Laureata in Genetica e PhD alla London University, si occupa di sequenziamento del DNA e guida le attività di ricerca dell’Adaptation group, che studia come gli animali si adattino al freddo estremo e come i molluschi generino la propria conchiglia, una protezione essenziale in caso di presenza di iceberg. Vincitrice di premi e di importanti grant, nel 2007 ha ricevuto il Senior Prize for Outstanding Women in Marine Biological Sciences, riconosciuto da the EU-FP6 Network of Excellence, Marine Genomics Europe.

Guido di Prisco è attivo nell’ambito della ricerca polare e, nello specifico, nell’analisi del rapido cambiamento climatico, fin dal 1980. Dal 2002 al 2014 è stato delegato italiano della Scientific Committee on Antarctic Research (SCAR). In precedenza, dal 1996 al 2012, è stato delegato italiano anche presso la Ny-Ålesund Science Managers Committee a Svalbard, e rappresentante CNR della Commissione Scientifica Nazionale (CSNA) dal 1999 al 2011. Ha partecipato a 24 spedizioni in Antartide, e ad altre 7 spedizioni artistiche e crociere. È autore e co-autore di 350 pubblicazioni.

Tomaso Patarnello è professore ordinario di Zoologia presso l'Università di Padova. Laureato in Biologia, è PhD in Biologia Evolutiva. È stato ricercatore post-dottorato presso il Dipartimento di Ecologia ed Evoluzione della State University of New York e visiting research fellow presso la Station Marine Hopkins - Stanford University. Attualmente è visiting senior professor presso l’Universidade Estadual Paulista di San Paolo (Brasile). Ha pubblicato più di 150 articoli di ricerca scientifica in riviste internazionali. Il suo principale focus scientifico riguarda i processi evolutivi e l'adattamento genetico agli ambienti marini estremi, con particolare attenzione agli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale sulle specie ittiche antartiche.

Marino Vacchi è ricercatore associato all'Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del CNR. La sua esperienza riguarda la biodiversità e l'ecologia nell’ambito dello studio dei pesci antartici e mediterranei. È coinvolto nella politica di conservazione marina come membro dell'International Union for Conservation of Nature (IUCN), del Conservation Management System (CMS) e della Commission for the Conservation of Antarctic Marine Living Resources (CCAMLR). Ha partecipato a 18 spedizioni in diversi settori dell'Antartico. Per riconoscere il suo contributo al progresso della ricerca marina antartica, è stato attribuito il suo nome al ghiacciaio antartico Vacchi Piemonte Glacier.

Cinzia Verde è biochimica marina. La sua ricerca è incentrata sullo studio delle basi molecolari dell'adattamento freddo delle proteine ​​leganti l'ossigeno nei batteri e nei pesci. I risultati di questo studio sono riassunti in 122 pubblicazioni su riviste internazionali altamente qualificate, capitoli di libri e prestigiose enciclopedie. La sua ricerca è considerata all'avanguardia. I suoi studi sono stati oggetto di oltre 40 conferenze in ambiti internazionali e nazionali. È managing editor della rivista Marine Genomics (Elsevier, IF: 1.92)

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Piazza Matteotti, 9

 
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